... dottore che sintomi ha la felicità?

Sunday, October 18, 2009

Parole che vorrei fossero state scritte per me.

"Avevo detto che ti sarebbe tornata l’ispirazione, stasera. Ispirazione o no stasera, o stanotte, dipende dai punti di vista, sei qui, e hai un pazzo bisogno di scrivere. E’ che per tenersi le cose dentro tu non sei fatta proprio. Io questo lo so. E ti guardo e ti capisco e basta. E so che le mie parole magari ti arriveranno ma solo a metà. E’ che tutto sembra ripetitivo e poco chiaro, in questi momenti. E non sai se hai più bisogno di parole oppure di silenzi. Se di abbracci oppure di rimanertene abbandonata. Non hai molta voglia che io ti tocchi, in realtà. E questo lo percepisco. E non c’è molto da aggiungere o forse sì. Aiuto. Sto chiedendo a te di aiutarmi. Anche se toccherebbe a me farlo. Toccherebbe a me arrivare e sorriderti e spiegarti la vita come viene, senza stare a pensarci troppo tempo su. Toccherebbe a me darti le dritte per sistemare i tuoi giorni e farli combaciare nella maniera più esatta. E’ compito mio, lo so. Hai bisogno di una coperta, contro il freddo. E di un cappuccino per I momenti troppo no. E anche di un bel cornetto, caldo. Ti servirebbe un taccuino dove poter riordinare i tuoi appunti, e una penna stilografica con l’inchiostro blu. E una macchina fotografica. Forse allora potrei lasciarti sola, anche. Ma prima hai bisogno di tutte queste cose. E, soprattutto, hai bisogno che sia io a procurartele. Non so perchè ma tu da sola non vai da nessuna parte. Lo leggo nei tuoi occhi, ce lo hai scritto nei pensieri.
I tuoi, quelli che nessuno mai ha sentito, quelli che forse solo la luna si è guardata sussurrare.
I tuoi sogni, le tue speranze, le tue paure. Quelle nessuno le sa. Io sì, però. Il motivo non lo conosco, eppure so che per qualche strana ragione che il destino non ha ancora voluto spiegarmi, io sono nato per prendermi cura di te. E sta scritto tra le stelle, lo so da quando sono nato. E non dirmi come faccio a saperlo, lo so e basta. Nella stessa misura in cui Forrest Gump si è ritrovato a correre, nello stesso modo in cui Biancaneve morse la mela, esattamente come Don Rodrigo metteva i bastoni tra le ruote a Renzo e Lucia. Non c’è una spiegazione a tutto questo. Loro si comportavano così perchè i loro autori lo avevano deciso, e basta. Io sento che il mondo mi porta verso di te proprio come se lo avessero scritto da qualche parte, e non ci fosse nessun modo per svincolarmi dalla trama che hanno scelto per me. Io devo viverla e basta. E nessuno mi obbliga a farlo. E’ un dovere che scelgo ogni giorno di portare a termine. Perchè? La risposta è semplice. Perchè io amo farlo. Amo guardarti impassibile e insicura scarabocchiare con grafia confusa le parole che ti segnano. Mi piace come ascolti i silenzi, come misuri le pause, come decidi di fermarti ad osservare. Mi piace che non pensi mai sia una perdita di tempo, aspettare. Amo il modo in cui ti porti alle labbra la tazzina prima di bere il caffè. Mi piace come intrecci i capelli e come scegli il fiore che li colorerà per quella giornata. Mi piace quando ti guardi intorno mentre cerchi chissà cosa. Mi piace che quel qualcosa non sia ancora arrivato. Io sono qui, e ti osservo, da sempre. E mi hanno insegnato ad amarti. Me lo hanno insegnato con la stessa naturalezza con cui i bambini imparano a parlare. Me lo insegnano giorno dopo giorno, poco per volta. E io sono nato per non fare altro per il resto della mia vita. Ma tu non lo sai, questo, e stai ancora lì ad aspettarmi. Come se io non esistessi. Io ci sono, però. Come la mettiamo, adesso? Quando arriverò so già che non mi riconoscerai. Perchè avrai le palpebre semichiuse, e il cervello impegnato a pensare ad altro. Sarà proprio nel momento in cui avrai deciso di mettermi da parte che io mi ti metterò davanti. E sarai distratta. Indosserai un paio di jeans chiari e una maglietta bianca. E sarà una mattina di primavera. Ne sono sicuro. Questo inverno dovrai superarlo senza di me, quindi. E magari non sarà nemmeno l’unico. Ma ci sono la mia coperta, il mio cappuccino e il mio cornetto caldo. Per gli appunti sono sicuro che non hai bisogno di nessuna mano, anzi, sono io che avrò molto da imparare al riguardo.
Per il resto… Spalle dritte, testa alta e sorridi. Non posso dirti altro. Io ti riconoscerò, tu mi riconoscerai. E ti prenderò la mano, allora. E ti sentirai bene. E basta. Questo lo so. "